Progetto MINI robot
Teatro Gassman, Sabato 5, 10:30-11:00
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“Vermicino, 44 anni dopo” (T. Bernabei)
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“Dispositivo robotico tele-operato per il monitoraggio, la messa in sicurezza e il recupero di persone in pozzi angusti” (T.Raparelli, D. Maffiodo - Politecnico di Torino)
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Interventi di saluto da parte di:
Protezione Civile Italiana
CNSAS



I pozzi artesiani sono buchi stretti e profondi, trivellati nel terreno fino alla falda acquifera per portare acqua in superficie….
Sono buchi di diametro tra 25 e 30 cm e negli anni, tanti sono i bambini in giro per il mondo che sono caduti in queste trappole mortali. Nel 1981 a Vermicino abbiamo assistito alla tragica agonia di Alfredino Rampi, caduto in un pozzo a 6 anni e morto dopo 60 ore di tentativi di salvarlo, tutti andati male.
Il dolore per la perdita di Alfredino è stato talmente grande per gli italiani, attaccati ai loro televisori per la diretta tv mandata in onda dalla RAI, che per tutti i nati prima del 1975, il solo nome del bimbo, rievoca il dolore di quella perdita ingiusta, lo strazio del fallimento, la rabbia per non essere riusciti a salvarlo ed una densa tristezza.
Sono passati 44 anni da quel giugno del 1981 e ancora quel ricordo fa male. Gli speleologi erano stati autorizzati ad intervenire quando ormai il bambino era troppo lontano dalla superficie. Tra loro, Tullio Bernabei, che si era calato nel pozzo parallelo e aveva misurato la nuova distanza dal bambino scivolato a -61 m dalla superficie, che aveva parlato con lui, che aveva veramente sperato di riuscire a invertire un infausto destino. La morte di Alfredino gli è rimasta addosso, lo ha segnato indelebilmente e dal suo senso di impotenza è nato un progetto, una speranza realistica di impedire la morte dei tanti bambini che ogni anno, nel silenzio mediatico, cadono e muoiono nei pozzi artesiani di tutto il mondo.
Da una intervista a Tullio Bernabei di qualche tempo fa, capiamo di più del suo progetto per costruire un robottino che sia in grado di arrivare dove un uomo adulto non riesce a passare, e che possa mettere in sicurezza il bambino, idratandolo e riscaldando, dandogli aria fresca per farlo respirare anche in fondo al pozzo: “Già dal giugno 2021, 40esimo anniversario di Vermicino, ho proposto alla Protezione Civile la costituzione di un gruppo di lavoro interdisciplinare, che possa portare alla realizzazione di un mini robot di salvataggio in pozzo stretti.
[…] A me spetta il coordinamento tecnico, perché una cosa è la teoria, altra aver messo la testa e lavorato in quegli ambienti. Spero di avere dei risultati entro un anno.
Il punto fondamentale è che, ora come 40 anni fa, l’unica strategia di soccorso in pozzi stretti è lo scavo parallelo, che richiede giorni. Periodo di tempo durante il quale l’infortunato (il bambino) rimane in ipotermia troppo a lungo per poter sopravvivere, a prescindere dai traumi riportati a seguito della caduta.
Nella mia proposta, il robot dovrà quindi avere innanzitutto la funzione di stabilizzazione e protezione del ferito, aumentando le sue possibilità di sopravvivenza. In seconda battuta anche la possibilità di estrarlo, se ci sono le condizioni.
Anche se i pozzi non sono le grotte che frequentiamo, sarà una bella soddisfazione se dal mondo speleologico verrà fuori un contributo concreto per la messa a punto di un sistema di salvataggio dei tanti bambini che ogni anno perdono la vita in questo modo. Ci proviamo.”
Dalla tragedia vissuta dalla famiglia Rampi, negli anni successivi è nata la spinta per la nascita della Protezione Civile, necessaria per affrontare situazioni d’emergenza e del Soccorso Nazionale Alpino e Speleologico.
A BorgioSubterranea verrà presentato finalmente il progetto del Robot che Tullio Bernabei vorrebbe chiamare “Alfredino". Un’occasione per ricordare uno degli eventi più drammatici della storia italiana e per rendere omaggio al coraggio e alla determinazione di chi ha cercato di salvare il piccolo Alfredino e ha reagito al fallimento senza darsi per vinto di fronte all'idea che non ci siano speranze di salvare i bambini che cadono nei pozzi artesiani. E, assieme al Politecnico di Torino e all'Università dell'Aquila, ha lavorato e studiato un sistema affinché non succeda mai più di perdere la vita di un bimbo in questo modo terribile.